Nel regno di Fanes alla ricerca del parlamento delle marmotte


 

Ci sono molte variabili durante un giro in mountain bike, specialmente se il giro è cicloalpinistico. Il tempo meteorologico è sicuramente una di quelle più importanti, lo svolgimento e il ricordo di un giro cambia infatti completamente con la presenza delle nuvole, della pioggia o del sole. Poi c’è il luogo, le Dolomiti sono per esempio molto diverse dal resto delle Alpi o dagli Appennini. Anche il il tipo di sentieri è molto importante, possono essere flow, tecnici o anche per niente ciclabili, sia in salita che in discesa. La compagnia è anche spesso fondamentale, si può pedalare in un bel contesto, ma se i vostri compagni saranno troppo diversi da voi, uno non vuole fermarsi mai, uno si ferma troppo a fotografare, uno si lamenta sempre della troppa pendenza e uno è sempre fermo con problemi alla bici, il giro non sarà certo ricordato con piacere, né da voi, né dagli altri. Anche la stagione è importante, non tanto per la temperatura, a quella ci si può adattare vestendosi di più o di meno, quanto per la presenza di troppi escursionisti a piedi in certe zone, in certi periodi e in certi orari che, con un po’ di esperienza, si possono sicuramente evitare.

Succede ogni tanto, per fortuna, o per esperienza anche abbastanza spesso, che tutte queste variabili si ottimizzino, cioè che di ognuna si verifichi la situazione migliore proprio il giorno prescelto per l’uscita. In quel caso ne esce un giro memorabile, di quelli da ricordare a lungo, o per sempre, come uno dei più belli mai fatti.

Ecco, questo è stato il giro del Sasso della Croce, tempo perfetto, luogo incantevole, sentieri divertenti, compagnia ottima (nonostante fosse la prima volta che pedalavo con Filippo) e nessuno sui sentieri. La situazione perfetta e infatti ne è uscito un giro che ancora adesso, a distanza di più di un anno, ricordo con immenso piacere.

Ma andiamo con ordine. Essendo un giro dolomitico, e in uno dei posti più frequentati delle Dolomiti, il Sasso della Croce e il Fanes, è sicuramente un giro da fare fuori stagione. Escludendo perciò la primavera, visto visto che c’è ancora troppa neve, è sicuramente da fare in autunno. L’anno prima non eravamo riusciti a farlo, perchè non si era verificata la famosa ottimizzazione delle variabili, specialmente quella del tempo a dire vero, visto che per un giro cosi è “obbligatorio” scegliere una giornata di sole.

Questa volta invece, per il sabato di metà ottobre prescelto, è prevista un’ottima giornata. Roberto ed io siamo pronti e condivido, come mi piace spesso fare, l’uscita in rete e cosi al gruppetto si aggiunge anche Filippo, un biker toscano che vive d qualche anno in val Pusteria.

L’appuntamento è a San Vigilio di Marebbe e siamo pronti a partire prima del sorgere del sole. Fa piuttosto freddino, solo pochi gradi sopra lo zero, per questa stagione è normale, ma sappiamo che appena il sole farà capolino staremo subito bene. In ogni caso ci scaldiamo presto, visto che la salita verso il col d’Ancona inizia subito decisa. Salendo facciamo conoscenza con Filippo, ci dice che fa il fotografo e si è trasferito in Alto Adige per il lavoro e per la qualità della vita, direi un’ottima scelta.

Arrivati al colle ci aspetta un lungo falsopiano su strada forestale, più in su che in giù a dire il vero, finché non passiamo il rio la Val e iniziamo a salire verso i bellissimi prati dell’Armentarola.

Qui il panorama è molto ampio e la vista spazia verso il massiccio del Sella.

Ancora un tratto di salita ripida ed arriviamo al bellissimo rifugio della Croce, un sito sul quale convergono ben 4 vie Crucis e con una vista fantastica.

Mangiamo un meritato panino e poi ci buttiamo sul divertente sentiero in leggera discesa verso San Cassiano, fino all’incrocio con il sentiero di collegamento 12a che, con tratti a spinta e tratti pedalati, ci porta fino all’inizio del ghiaione che sale alla forcella Medesc. Siamo a poco più di 2000 metri e dobbiamo arrivare fino a 2533.

Dopo un iniziale tratto rapidissimo da fare a piedi, ecco la buona notizia: il sentiero che passa in mezzo al ghiaione è tenuto bene e non ha pendenze molto alte, si riesce perciò a pedalare per lunghi tratti.

Saliamo perciò nella bellissima valle fra rocce sporgenti

Dietro di noi il panorama sulle Dolomiti è veramente imponente

Più si sale e più la valle si stringe e diventa ripida.

Nella parte alta il sentiero è più rovinato e dobbiamo prenderci la bici in spalla

Quando si sale con questo panorama però, sembra di fare meno fatica!

Eccoci alla forcella di Medesc, qui lo spettacolo è bellissimo.

È la prima volta che vedo il Sasso della Croce dall’interno, ed è veramente un bellissimo anfiteatro naturale.

Mangiamo un altro panino, indossiamo le protezioni e partiamo.

Ad ogni curva dobbiamo fermarci ad ammirare il panorama e scattare foto, perchè lo sfondo cambia continuamente.

Eccoci in uno dei tratti più belli, le “cascate di roccia”

Qui la roccia ha un grip molto alto e si può passare ovunque.

E poi rocce a punta, rocce rotonde, sassi a non finire!

Giriamo ancora l’angolo e finalmente eccolo li, il parlamento delle marmotte.
La leggenda narra che le marmotte, riunite in parlamento, con la loro saggezza riuscirono a salvare il regno di Fanes. Chissà se mettendo delle marmotte anche nel nostro parlamento, al posto dei nostri governanti, la situazione non migliorerebbe anche da noi?

Ripartiamo, dopo le marmotte scendiamo alla ricerca della valle incantata!

Poi il sentiero si fa più impegnativo.

E arriviamo al rifugio Lavarella.

Uno strudel e una birra sono naturalmente d’obbligo per festeggiare questa fantastica giornata.

Ma la discesa è ancora lunga e ripartiamo, il divertimento non è certamente finito.

Passiamo vicino al caratteristico laghetto

e poi giù per la valle fra mughi e altissime cime

La strada forestale scende verso il rifugio Pederù, ma naturalmente noi tagliamo sul tecnico sentiero.

Passato il rifugio, un lunghissimo, veloce e divertente single track nel bosco e con pendenze lievi, ci riporta a San Martino.

Se anche voi avrete la pazienza, e la fortuna, di aspettare e trovare il giusto allineamento dei pianeti (le famose variabili) ne uscirà un giro memorabile, di quelli da ricordare a lungo, o per sempre, come uno dei più belli mai fatti!

L’itinerario