La mia prima uscita in fat bike


Gennaio 2014, provo per la prima volta una fat bike e me ne innamoro subito!

Domenica mattina passo a prendere gli amici lonebiker, albert1978, Geep, nicola377, PierVI e Spa e mi impossesso finalmente della beargrease. Regolo l’altezza della sella, la bici è semplicissima, altre regolazioni non ce ne sono. La alzo e qui la prima sorpresa, con quei cerchi e quelle gomme sembra massiccia e invece è piuttosto leggera, sui 13.5 kg, e a confronto con la mia strive da quasi 15 kg la differenza si sente nettamente. Partiamo in salita su asfalto verso la montagna, e qui subito la seconda sorpresa. La cicciona sale con una facilità disarmante ed è anche molto maneggevole in curva. Avevo sentito parlare di bobbing e lentezza, invece le nostre Salsa salgono scattanti e veloci, tanto che dopo un po’ dobbiamo aspettare gli amici con le full. A questo punto bisogna aprire una parentesi sulle gomme, che come si può immaginare sono una delle parti fondamentali di queste bici, e sulla loro pressione. Sapendo di dover affrontare una lunga salita inizialmente asfaltata, abbiamo tenuto le gomme piuttosto gonfie, a circa 1 atmosfera e in questo modo la scorrevolezza e la rigidità sono assicurate. Salendo poi, visto che il percorso diventava più tecnico, abbiamo sgonfiato le gomme un po’ alla volta, fino a quando siamo arrivati sulla neve, dove abbiamo tenuto una pressione minima, forse inferiore a 0,5 atmosfere. Alla fine del giro però, tornando su asfalto, la fat con quella pressione era effettivamente più dura da pedalare. Bisogna perciò imparare ad usare le giuste pressioni ed eventualmente a rigonfiare le gomme se a fine giro dovremo fare dei tratti asfaltati, ma del resto questo succede anche in molti giri am, dove si cercano di sgonfiare le gomme al massimo prima delle discese tecniche.

Gli amici hanno delle bici da am-enduro, cosi il test diventa ancora più veritiero, perché potremo vedere sugli stessi sentieri innevati la differenza di galleggiamento e aderenza fra le gomme strette e quelle larghe, anzi larghissime! Imbocchiamo un sentiero innevato e già qui le fat avanzano più facilmente delle loro cugine “magre”, che ogni tanto si piantano nella neve morbida.

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Finche la strada innevata avanza in piano, entrambi i tipi di bici si riescono a pedalare, ma appena la strada si impenna le gomme strette si impiantano nella neve ancora morbida, mentre le ciccione avanzano, magari piano, ma continuano ad avanzare.

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E questo nonostante le nostre Salsa abbiano le gomme posteriori con tasselli molto poco pronunciati, quasi lisci oserei dire, se fossero più grossi il grip sarebbe ancora migliore. Arriviamo adesso alla base dello Spieler, la cima che vogliamo raggiungere, e qui non ce n’è per nessuno: bisogna salire con la bici in spalla! Ma anche in questo caso la Beargrease mi riserva una sorpresa: i 2 kg in meno rispetto alla mia enduro si sentono, eccome, sulle spalle!

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Arriviamo in cima, abbassiamo le selle e cominciamo la discesa. La neve qui è poco battuta e molto morbida, facciamo una ventina di metri e poi un bel capottone con divertimento generale, ma anche adesso la differenza fra “grasse e magre” è notevole, peso completamente indietro, anteriore alleggerito al massimo e la gomma da 4.8 scorre sulla neve morbidissima a lungo e con nostra grande goduria.

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Adesso ci aspettano 1800 metri di dislivello su sentieri innevati e sentieri sterrati fino in città, l’ideale per la prova in discesa delle fat.

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Fra l’altro le bici continuano a passare da una mano all’altra, cosi ci possiamo rendere conto in tempo reale della differenza su ogni tipo di neve e di terreno fra gomme larghe e strette. Scendiamo prima su forestale innevata e ben battuta e qui la differenza è minima, basta arretrare un po’ il peso e le bici scorrono bene. Arrivati alla base degli impianti di risalita, la stradina finisce e lascia posto ad un entusiasmante single track scavato nella neve. Ci stiamo abbassando di quota, e la neve comincia ad essere trasformata, con una crosta dura, più difficile da percorrere. In più, la scia è sempre più stretta e rovinata dalle peste degli escursionisti.

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Qui le bici “normali” cominciano a fare una certa fatica ad avanzare e molte volte bisogna spingerle, mentre le gomme larghe galleggiano sulla crosta cedevole. Ci vuole una certa forza per continuare a pedalare e galleggiare, ma le fat aiutano notevolmente, e ogni tanto devo fermarmi ad aspettare i miei compagni costretti a spingere. Per passare questi tratti molto impegnativi, ho provato ad abbassare la pressione al massimo, adesso avrò circa 0,4 atmosfere, praticamente niente, ma sulla neve non dovrei avere problemi di bucature e cosi lo pneumatico si adatta perfettamente ad ogni minima asperità. Arriviamo alla chiesetta di S. Caterina, ormai qui in basso di neve ce n’è poca, cosi potrò provare la fat anche sul bel sentiero tecnico non innevato. Partiamo, le lastre levigate sono umide per l’ultima neve che si sta sciogliendo, ma le gomme aderiscono perfettamente dando sensazione di sicurezza. Ecco un tratto tecnico, dove di solito sfrutto tutti i miei 160 mm della strive, sia anteriori che posteriori. Qui invece sono su una bici rigida, ce la farò? Inizio con una certa cautela, ma le grosse gomme (e molto sgonfie) passano sopra ogni ostacolo senza nessun problema! Aumento allora la velocità, ma la fat sembra essere su un binario, non si scompone con niente. Realizzo allora che i cerchi sono da 26”, ma con una gomma da 4.8 è come avere fra le mani più di una 29”, e in più larghissima. Risultato: tenuta perfetta anche sui passaggi tecnici, non certamente con la velocità di una gara superenduro, ma quello non mi interessa, anche quando scendo con la mia 160 cerco più lo stile e il divertimento che la velocità.

Adesso ci sono trecento metri di sentiero sassoso, tutto smosso, come spesso si trova sul Garda per chi ci è stato. Mi ci butto sopra e le gommone si mangiano tutto senza scomporsi, nelle bici degli amici la forcella lavora alla grande, qui lavora solo la gomma dando una sensazione di morbidezza e di aderenza perfetta. Arriviamo alla fine del sentiero, so cosa c’è in fondo e mi preparo, un piccolo drop di circa 1 m con atterraggio quasi in piano che faccio sempre con l’enduro. Provo, vediamo cosa succede. Stacco, quasi mi dimentico di avere fra le mani una bici rigida, ma l’atterraggio con le gomme molto sgonfie è confortevole, certo bisogna lavorare molto di gambe e braccia ma anche questo si può fare! Adesso c’è un piccolo tratto di asfalto prima dell’ultimo sentiero, parto ma mi sembra di essere incollato al terreno, forse ho bucato, penso, controllo ma è tutto a posto. Realizzo allora che la gomma a 0,4 atmosfere su asfalto è proprio al limite, in questo caso dovrei fermarmi e gonfiarla, ma siamo quasi arrivati e non ne ho voglia. Pedalo allora il per fortuna breve tratto di asfalto con una certa fatica, e appena le gomme passano sulla terra battuta del sentiero in falsopiano la bici come magicamente cambia assetto e diventa leggera come una piuma, nonostante le gomme molto sgonfie. Ma che bella sensazione! Con le bici “normali” non l’avevo mai provata, se una gomma da 2.4 è troppo sgonfia, lo si sente anche su sentiero, con la fat no! Ultime curve strette che richiedono il nose press, tentando il primo a momenti mi ribalto, ma poi ci prendo la mano e la bici si alza che è un piacere. Ultima impressione positiva, nell’entrata in curva veloce e liscia, l’anteriore resta perfettamente incollato al terreno. Mi spiego: con l’enduro entrando in curva devo mollare il freno anteriore, per non far scivolare via la ruota, mentre con la fat posso continuare la frenata anche con il freno davanti almeno fino a metà curva e la gomma non perde neanche un po’ di aderenza. Bellissimo!

Sono passate le 17, abbiamo girato tutto il giorno su tutti i tipi di sentieri e utilizzando diverse bici. Sicuramente un giorno solo non basta per testare a fondo una bici, ma facendolo in questo modo si riescono a capire abbastanza sia i pregi che i difetti. E sia io che lonebiker siamo rimasti stupiti da come si comportano le fat, e non solo sul loro terreno migliore, la neve, ma anche su tutti gli altri. Scattanti in salita scorrevole, copiano tutto in salita tecnica, pedalano bene su neve ancora abbastanza morbida, ottime su salita innevata, facili da portare in spalla (perlomeno la mia da 13 kg), scendono bene su neve ripida non battuta, ottime su sentiero innevato scassato, si comportano bene anche su sentiero tecnico, scendono come sui binari sullo smosso, si riescono anche a fare dei piccoli drop, maneggevoli sui tornanti stretti e aderenza perfetta. Manca qualcosa? Ah si, il lato diciamo cosi negativo è che per ogni situazione bisognerebbe trovare la giusta pressione delle gomme, che su un giro salita-discesa non rappresenta un problema, si parte con le gomme belle gonfie e si sgonfia in cima, mentre su un lungo giro am con più salite vorrebbe dire gonfiare e sgonfiare più volte, perdendoci un po’ di tempo. Il mio consiglio è quello di aver nello zaino una pompa con un buon volume d’aria, in modo da ridurre i tempi al minimo e poi di tenere il posteriore gonfiato sempre ad una pressione media o medio-alta, in modo da non doverlo variare, e giocare di più sull’anteriore. Comunque su un giro di un giorno il dover perdere dieci minuti a gonfiare e sgonfiare le gomme non mi sembra certo un dramma.  Per il resto la fat è veramente divertente, un po’ più fisica di una am, ma veramente polivalente, usabile da percorsi tipo xc fino ad am, oltre che sulla neve e per chi è vicino al mare (o per chi si avventura nel deserto) naturalmente sulla sabbia. Io non voglio certo convincere nessuno, queste sono solo le mie (e non solo mie a dire il vero, ma anche dei miei compagni) sensazioni dopo un giorno di prova su tutti i tipi di sentieri. A chi pensa che sia solo una moda o agli scettici dico solo questo: prima provatela e poi esprimete un giudizio, come ho fatto io, è una bici troppo diversa dalle altre per poter immaginare come possa andare e le sensazioni che si provano.