2014 Tuscany trail

Tuscany Trail

Mi sveglio improvvisamente. Dov’è la bici? Bisogna ripartire!

Mi guardo bene intorno, la bici non c’è e io sono mollemente sdraiato sul mio divano. E’ mercoledì e sono già tre giorni che dopo pranzo cado in catalessi nel più classico dei pisolini pomeridiani.
Sono stanco, ma le gambe funzionano. Anche oggi mi sembra strano non salire in sella. Il lavoro mi è alieno, non riesco a concentrarmi. La mente vaga ancora sui colli toscani, sperduta tra boschi e valli. Mi sento un po’ perso! Resto sdraiato sul divano e ripenso a quello che è successo nell’ultima settimana.

Sono stato in Toscana per partecipare al Tuscany Trail, la prima avventura in autonomia per mountain bike d’Italia. Il Tuscany Trail nasce dalla voglia di importare in Italia un concetto di sport nato oltre Oceano, non si gareggia più contro un avversario ma contro se stessi.
Questa infatti non è una gara ma un’avventura, una sfida per chi si vuole mettere alla prova. Chi coglierà questa sfida si cimenterà sull’intero tracciato cercando di impiegare il minor tempo possibile. “Unsupported bicycle adventure” Da soli bisogna gestirsi in completa autonomia, decidere quanti chilometri al giorno fare, se pedalare anche la notte, quando e dove mangiare e quando e dove dormire. Durante i giorni impiegati per arrivare a destinazione non c’è alcun supporto da parte dell’organizzazione e quindi bisogna risolvere autonomamente ogni inconveniente.

E io ho attraversato tutta la Toscana da nord a sud, il percorso si è rivelato molto più difficile del previsto, in totale 650 km e 11000 metri di dislivello in tre giorni e mezzo. Ho pedalato di giorno, di notte, nel d iluvio, nel fango, in montagna e sul mare. Ho pedalato e ho spinto la bici insieme a vecchi e nuovi amici su asfalto, su sentieri, sui sassi e nell’acqua. Ho dormito sotto le stelle nel sacco a pelo, ho mangiato quello che trovavo lungo la strada e ho bevuto alle fontanelle. Mi sono fermato a guardare paesaggi e città bellissime, a fotografare e a filmare. Ho scoperto posti che solo in bicicletta si possono vedere. Ho pedalato con molta soddisfazione la mia fat bike, che si è rivelata perfetta per questo tipo di percorso. Ho fatto il bagno nelle piscine naturali termali di Saturnia. Ho aspettato amici in difficoltà, perche condividere una esperienza come questa è bellissimo.

Ma facciamo un passo indietro. Quando Andrea Borchi, l’ottimo organizzatore dell’evento, mi ha contattato per una mia eventuale partecipazione, ho pensato che difficilmente avrei trovato il tempo necessario. Poi però ho cominciato a studiarmi il tracciato e il piacere di una nuova sfida ha cominciato ad entrare sempre più in me. Sono perciò riuscito a trovare i giorni necessari alla trasferta, e nei mesi successivi è stato un piacere partecipare alle tante discussioni, sui forum e su fb, per preparare al meglio l’avventura. In più avevo appena preso una fat bike, una Salsa beargrease, che mi è sembrata da subito la bici ideale per questo tipo di tour. E anche se molti ancora oggi sono scettici su questa scelta, probabilmente solo per non aver provato la beargrease, dopo la conclusione del tour confermo che questa era la scelta migliore che potessi fare, veramente una bici polivalente adatta a tutti i tipi di terreni incontrati in 650 km .

Nei tre mesi prima dell’evento mi sono allenato piuttosto bene sulle lunghe distanze e sul dislivello, sempre con la fat, e sono arrivato a metà aprile piuttosto in forma. Nelle ultime due settimane riposo con solo qualche breve uscita. Negli ultimi giorni la tensione sale e, da quello che leggo in rete, anche per gli altri partecipanti è cosi. Preparo lo zaino che uso di solito per i giri da tre giorni, è infatti questo il tempo che ho stimato di metterci per fare i 600 km e 8000 metri di dislivello indicati nel sito, e sono pronto a partire per Massa.

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Poco prima della partenza mi telefona Nicola, parteciperà anche lui al Tuscany Trail, e mi chiede se possiamo fare il viaggio insieme. Accetto ben volentieri, lo carico a Verona e in buona compagnia arriviamo verso sera a Massa, dove Andrea ha riservato a tutti i partecipanti una palestra per la notte. Verso le 21, quando tutti sono più o meno arrivati, in 60 occupiamo una pizzeria e facciamo conoscenza, l’ambiente è rilassato e spontaneo, proprio come lo spirito dell’avventura che ci apprestiamo a vivere. Finalmente conosco di persona tanti nickname con i quali avevo discusso spesso sul forum, e ritrovo vecchi amici come ad esempio il mitico Perse. Appena rientrati alla palestra, l’organizzatore Andrea mi propone di provare a viaggiare in bikepacking, invece che con lo zaino, e mi da delle borse appena arrivate in modo che io possa testarle in un giro cosi impegnativo. Quello che avevo portato nello zaino ci sta perfettamente nelle due borse al manubrio e sottosella, perciò accetto volentieri di provare questo nuovo assetto con la schiena libera che mi attira molto. Montiamo le borse, la mia orsetta cosi è proprio un gioiellino, e via a riposare nel sacco a pelo per qualche ora in attesa della partenza.

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Sveglia presto, riempio le borse con il sacco a pelo e le ultime cose, tra cui panini, banane e barrette, ho un po’ di peso in più ma oggi cerco di essere indipendente, anche perche è il primo maggio e i negozi sono chiusi, e via alla partenza in centro a Massa.

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Ultime chiacchiere fra i partecipanti, in tantissimi mi chiedono della mia fat, forse scettici ma molto incuriositi, e io rispondo che sono sempre più convinto della scelta. Ormai sono tre mesi che la uso e so che è scorrevole su asfalto, scattante in salita, morbida su terreno scassato e con tanto grip in salita sconnessa, cioè tutto quello che mi serve. E poi è equipaggiata con i nuovissimi (non ancora in produzione) cerchi Kuroshiro Enso in carbonio, che abbassano il peso sulle masse rotanti e fissano il peso totale della bici a 12 kg , più il bagaglio naturalmente.

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Sono le 8.30, oggi il tempo è bello, Andrea ci chiama per una foto di gruppo con tutti i 70 partecipanti e poi via, si parte. Io ho deciso di realizzare anche un video dell’evento, perciò filmo la partenza, lascio sfilare tutti e poi mi avvio per ultimo. E sono anche contento cosi, visto che per me sono tre le cose difficili quando si fa un giro lungo di uno o più giorni: sforzarsi di andare piano (specialmente all’inizio, poi in ogni caso ti limita la stanchezza ), bere spesso e mangiare ogni ora! Solo cosi posso avere la speranza di arrivare in fondo senza crisi varie. Allora comincio a salire al mio passo, recupero gli ultimi, passo avanti cercando di salutare gli amici e quasi in cima alla prima salita raggiungo Nicola. Passiamo in mezzo alle vecchie cave di marmo

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e ci gettiamo nella lunga discesa. Adesso la seconda salita, prima asfaltata e poi sterrata con duri strappi. Qui conosco finalmente di persona Alfà, che mi guida sul famoso sentiero tecnico con tratti a spinta.

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Dalle descrizioni, a dire il vero, credevo che fosse molto più corto, invece più si va avanti e più diventa difficile e ripido. Bisogna spingere tanto la bici e anche prenderla in spalla, cosa non agevole in versione bikepacking per il notevole peso, in questi frangenti avrei preferito avere il mio zaino sulle spalle e la bici più leggera. Finalmente arriviamo in cima e in breve al rifugio. Alfà se la prende con calma e si ferma a bere un thè caldo, Nicola è rimasto indietro perché con la fargo è più limitato sul sentiero tecnico e allora mi butto da solo sulla seconda discesa. A metà mi fermo a mangiare e a fare un paio di riprese e arrivo poi in fondo.

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Abbiamo già fatto più di 2000 metri di dislivello e sulla carta rimane ancora una salita e una discesa. Ma prima un lunghissimo tratto in saliscendi asfaltato che non finisce più. Ad un certo punto mi raggiunge un gruppetto di bikers con Ausilia Vistarini in testa, credevo fosse già lontana invece si era fermata a mangiare al rifugio. Mi aggrego e sfrutto un po’ la scia. Ad un certo punto il gruppo si rompe, io seguo i primi due bikers, anche troppo veloci per i miei gusti. Qui compio l’unico (per fortuna) ma doppio errore di questo tour, non mi accorgo che sto tirando un po’ troppo e inoltre passo l’ultimo paese con un bar aperto. Mi sarei dovuto fermare a mangiare qualcosa con calma, ma per non perdere il “treno” non mi fermo e alla fine mi lascio anche scappare i due bikers. Mangio qualche riserva e continuo da solo un po’ più lento. Mi raggiunge ancora Ausilia e facciamo una quindicina di km insieme. Anche lei tira niente male! Arriviamo all’inizio della salita, saliamo ancora un po’ insieme, poi comincio ad accusare fame e stanchezza. Ma come, ormai ho una certa esperienza e ancora mi faccio prendere dalle crisi di fame? Mi fermo, mangio, riposo un po’ e provo a continuare. Comincia anche a piovere. Sto andando molto lento e sono piuttosto sfiduciato! Mi passano tre bikers che mi riconoscono e mi salutano, ma io continuo piano. La salita è ripida. Piove. Il morale è sotto i tacchi. In più questa non è una salita, ma un continuo saliscendi che spezza il ritmo. Mi fermo ancora, riposo un po’, mangio e poi mi ricordo della pillola “magica” che mi porto sempre dietro da usare nei momenti di crisi. La mitica enervit gt sport che mi ha già salvato più volte. La mastico avidamente, bevo e riparto. Ecco che un po’ alla volta le energie tornano, intanto mi raggiunge Nicola e continuiamo insieme.

Sali e scendi, sali e scendi, raggiungiamo Giovanni e la fortissima Samanta che si è fatta più di 3000 m/d senza battere ciglio. Continua a piovere e ormai sta calando la sera. Sono le 20 ma nel bosco è già buio. Accendiamo le luci e continuiamo tutti insieme. Alla fine di ogni salita speriamo nella discesa finale, invece ci si presentano km di single trail stretti ed esposti, piuttosto flow ma da stare attenti per chi non ci è abituato. Io passo via veloce per primo e ogni tanto mi fermo ad aspettare gli altri, del resto ormai è già buio ed è più sicuro stare insieme. Finalmente, sono ormai passate le 21 e sono più di 12 ore che pedaliamo, comincia quella che sembra essere la discesa buona, ma col buio non abbiamo sott’occhio il gps e dopo un po’ ci accorgiamo di avere perso la traccia. Forza e coraggio, torniamo indietro in salita e alla fine troviamo la strada giusta, che infinitamente lunga ci porta fino a Montemurlo. Arriviamo in paese alle 22 completamente infangati, oltre che stanchi. Io e Nicola ci fermiamo al primo bar, chiediamo se ci fanno entrare in quelle condizioni, e il gestore di buona volontà ci prepara una pila di pizze al taglio e due the caldi per rimetterci a posto lo stomaco.

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Ha smesso di piovere, ci possiamo togliere le giacche e i pantaloni da pioggia, la pancia è piena, ci siamo riposati, abbiamo lasciato alle nostre spalle gli appennini con 3500 metri di dislivello e possiamo ripartire nella notte rinfrancati. Via verso Firenze! Raggiungiamo Prato e la sua bellissima ciclabile lungo il fiume, poi nella campagna arriviamo a Signa e ancora prendiamo la bella ciclabile lungo l’Arno fino a Firenze. Pedaliamo piuttosto veloci, quasi come se fossimo appena partiti e dimenticandoci di tutto il dislivello fatto. Un po’ alla volta la ciclabile si addentra nel centro di Firenze, poi lasciamo l’Arno e …comincia lo spettacolo!

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Piazza del Duomo, piazza della Signoria, Ponte Vecchio! Firenze la conoscono praticamente tutti, ma una Firenze cosi, alle 2 di notte, illuminata e completamente vuota non l’avevo mai vista! Addirittura non riusciamo neanche a prenderci un caffè perché gli ultimi bar in centro stanno chiudendo. Qualche foto e qualche ripresa, riempiamo le borracce alla fontanella di ponte Vecchio e poi saliamo a vedere il panorama da piazzale Michelangelo. Anche qui altro spettacolo notturno, mangiamo qualcosa e siamo cosi contenti di avere raggiunto Firenze che decidiamo di proseguire. Anche perché nonostante foto e fermate varie abbiamo passato la città molto in fretta, pensiamo a chi invece dovrà passarla di giorno, con i pedoni in centro e il traffico in periferia, quanto tempo ci metterà. Usciamo allora alle 2.30 dalla città ormai addormentata e, dopo Certosa, ci attende subito una bella scalata verso il primo paesino. Però nella notte e senza traffico si pedala benissimo e continuiamo. Prima di Cerbaia però un segno premonitore. Mi fermo per aspettare Nicola, ma non arriva. Aspetto ancora, strano, era quasi dietro di me, dove sarà finito? Eccolo finalmente arriva, si tocca una spalla. Mi dice che ha avuto un colpo di sonno ed è finito nel fosso di lato alla strada, per fortuna senza conseguenze se non una piccola strisciata alla bici! In effetti sono le 4 del mattino, siamo in sella ormai quasi da 20 ore, abbiamo fatto 220 km e 4000 metri di dislivello, forse sarebbe anche il momento di riposare un po’, prima di rischiare ancora! Arriviamo a Montagnana, prima di partire avevo deciso di fermarmi proprio qui, sono in ritardo di 4 ore sulla mia tabella di marcia, ma il dislivello doveva essere sui 3400, non 4000! Comincio ad essere stanco, trovo allora una panchina della fermata dell’autobus ai margini del paese, per fortuna coperta perche sta ricominciando a piovere e mi fermo. Nicola invece preferisce continuare, dopo quello che è successo mi sembra strano, ma ci salutiamo dandoci appuntamento al più tardi all’arrivo al camping di Capalbio. Fra un’ora e mezzo arriverà già l’alba, ma anche un paio di ore di sonno sono meglio che niente. Tiro fuori dalla borsa il materassino gonfiabile, il sacco piuma, tolgo finalmente le scarpe e in un attimo sono fra le braccia di Morfeo.

Secondo giorno

Alle 6 mi sveglio, è già chiaro. Ho dormito forse un’ora e mezza, due ore di sosta in tutto preparando il materassino e il sacco piuma e riponendo tutto. Non è certo abbastanza per ricaricarmi completamente ma è comunque meglio che niente, del resto l’adrenalina che ho in corpo non mi permetterebbe certo di farmi una dormita di 8 ore. Mentre mi preparo riconosco il concorrente che sta passando, l’ho visto questa notte che stava dormendo su una panchina nel paese prima. Con calma mi avvio verso Montespertoli, ho una certa fame e mi fermo subito al primo bar aperto, un cappuccino, cornetti ripieni a volontà, un paio di panini di scorta da mangiare più avanti, riempio la borraccia e vado in bagno. Che bello, adesso sono proprio pronto per godermi questa seconda giornata in Toscana!

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Oggi sono solo, però sono contento perché per adesso sto rispettando i tempi che mi ero prefissato (anche se dormendo meno di quello che speravo) e perche sono riuscito a passare con il buio il lungo tratto da Prato a dopo Firenze, che è illuminato per la maggior parte. In questo modo non mi sono perso quasi niente del bel paesaggio toscano, anche perche arrivare il prima possibile va bene, ma il mio scopo di questa avventura è anche quello di divertirmi e godermi la bellissima Toscana. Comincio allora il saliscendi fra le verdi colline e prima delle 10 sono a S. Gimignano.

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Nonostante il tempo incerto la città comincia a riempirsi e la mia fat bike desta molto interesse, chi la vuole fotografare, chi mi chiede che cos’è, chi la vuole anche provare, addirittura un americano di Denver, dopo avermi chiesto che tipo di gara sia il Tuscany Trail, mi fa i complimenti per la bici, dicendomi che a casa anche lui ormai usa solo quella con grande soddisfazione! Io intanto ne approfitto per mangiare un po’ di frutta secca e girare un paio di filmati, saluto tutti e via verso la campagna, la città si sta già riempiendo un po’ troppo per i miei gusti! Da S. Gimignano a Volterra si pedala nel silenzio più assoluto, nessun paese ma si incontra ogni tanto solo qualche isolato casale. E comincia anche quella che sarà una caratteristica della giornata, discese ripide e altrettanto ripide salite, qualcuna anche al limite della pedalabilità. Questa zona della Toscana, da Firenze a Siena, si sta rivelando molto aspra e impegnativa. A mezzogiorno mi fermo a mangiare un panino sulle rive del fiume Era, mentre Volterra è abbastanza vicina ma 400 metri più in alto. Appena riparto mi telefona l’amico Danilo, mi dice che è a Volterra e che è in crisi, è molto stanco per non essersi fermato neanche un minuto questa notte e si è fermato a comprare banane e biscotti e a mangiarsi un piatto di spaghetti, sperando di riprendersi. Mi vuole aspettare per continuare insieme, gli dico di mangiare che io in mezz’ora sarò li. Alle 12 e 30 arrivo a Volterra, dopo una salita piuttosto impegnativa. Mi fermo al punto concordato ma Danilo non c’è. Mi arriva un messaggio, è lui che mi avverte che sta meglio e si è ripreso, prova a continuare e ci vedremo più avanti. Faccio anche io un po’ di compere di generi alimentari, riempio la borraccia, faccio una breve visita alla bella cittadina

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e prima di ripartire indosso i pantaloni antipioggia e la giacca, perche sta cominciando a piovere. Da qui a Siena mi aspetta forse il tratto più duro di tutto il giro, più di 60 km senza incontrare nessun paese e con la minaccia della pioggia. Ma finora mi sono alimentato bene, la forza c’è e anche lo spirito è quello giusto, in questi lunghi tour la testa gioca il ruolo più importante e io sono concentrato verso la meta finale. Scendo, salgo, tutto in fuoristrada con strade piuttosto rovinate. Adesso guado un ruscello e c’è da risalire, si sale su una strada tagliafuoco nel bosco. Ahi, ahi, penso, questo tipo di strade sono sempre ripidissime e infatti anche questa lo è. Pedalo al limite, poi la strada si impenna ancora di più e allora sono costretto a scendere dalla bici e a spingere. Niente di grave, tanto alla fine su queste pendenze la velocità camminando è la stessa che pedalando e i muscoli delle gambe si sciolgono un po’. Per fortuna ha smesso di piovere e il terreno è ancora piuttosto asciutto, con il temporale qui ci sarebbe un fango che renderebbe molto difficile anche solo camminare. Ancora su e poi giù, in mezzo a boschi sperduti nel nulla. E poi su e ancora giù, oggi è durissima!

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Intanto il cielo è sempre più scuro, i temporali previsti si stanno caricando e Siena è ancora lontana. Comincio ad essere piuttosto stanco, sono due giorni che pedalo e ho dormito solo un’ora e mezza. Appoggio la bici ad un cipresso e mi sdraio un attimo, intanto saluto un concorrente che sta passando. Oggi ho visto solo lui e l’altro all’alba. Dopo un micro-sonnellino di 10 minuti riparto, il temporale sta avanzando e fra un po’ temo che sarò tutto bagnato. Arrivo ad una strada asfaltata, adesso sono in direzione sud mentre il temporale sta passando velocemente a nord, meno male, anche questo l’ho evitato. Vedo un cartello stradale con indicazione Siena, bene allora siamo abbastanza vicini penso, e invece sadicamente la traccia devia su una stradina laterale e ricomincia a salire. Salgo e salgo ancora, entro in un bosco e quando ne esco improvvisamente il silenzio: non si sentono più i tuoni in lontananza ma neanche gli uccellini che cantano, un silenzio irreale, solo tanta nebbia. Nebbia? Che i temporali siano già passati? Arrivo in cima alla salita e mangio l’ultimo panino rimasto. Indosso la giacca per fare l’ultima discesa (almeno spero) verso Siena e parto. Proprio in quel momento sento un tuono fortissimo e di colpo si scatena l’inferno. Un temporale, un diluvio come non ne avevo mai visti e in un minuto sono completamente bagnato. La strada asfaltata è completamente invasa da ruscelli che si riversano sulla sede stradale e la temperatura si è abbassata notevolmente. Mi devo anche fermare un minuto perché la batteria del gps è finita. Quando riparto la pioggia è ancora più forte. Ormai devo solo arrivare a Siena, poi vedremo. Arrivo ad un bivio, la città è a pochi km, ma la traccia gira a destra su una strada forestale. Sono indeciso, vado subito verso la salvezza o seguo la traccia completa? Le condizioni sono durissime, ma la cosa giusta è seguire la traccia e allora via, ancora un po’ di salita, per fortuna scorrevole. Poi si torna su asfalto, si scende ancora e arrivo a Siena. E adesso? Sono stanco, sono bagnato e ho freddo, continuare è impossibile, decido allora di entrare in un bar e poi si vedrà. Il solito bel thè caldo e la solita pizza al taglio e un po’ alla volta comincio a riprendermi! Squilla il telefono, è Nicola che mi dice che è ancora in cima alla salita, quando l’ho superato non lo so, probabilmente si era fermato per il temporale. Anche lui è d’accordo di trovare una stanza per la notte e mentre lo aspetto comincio ad informarmi. Al bar mi consigliano un paio di B&B ma sono già pieni. Allora mi ricordo che l’amico Sembola è proprio di Siena, gli telefono e chiedo un consiglio a lui. Purtroppo però anche quelli che mi indica sono esauriti. Intanto arriva Nicola, faccio anche fatica a riconoscerlo da tanto è stravolto, entriamo nel più vicino albergo per chiedere una stanza. Niente di niente, il portiere, dispiaciuto, ci dice che per il ponte del 1° maggio Siena è sempre al completo. Chiediamo ad un paio di alberghi vicini ma niente. Allora il portiere, vedendoci in quelle condizioni, si offre di fare alcune telefonate in giro per trovare qualcosa. Finalmente ecco una stanza libera, forse l’ultima di tutta la città, in un albergo a 7 km dall’altra parte della città. Ormai è buio e piove ancora forte, la voglia di rimontare in sella è poca ma non c’è altro da fare, accendiamo le luci e via verso l’albergo. Naturalmente Siena non è in piano, si sale e si scende, ma alla fine arriviamo alla meta. Sistemiamo le bici, ordiniamo 4 pizze da asporto e finalmente possiamo toglierci i vestiti fradici e buttarci sotto la doccia calda. Nicola divora le pizze e si addormenta all’istante, mentre io resto in bagno a cercare di asciugare scarpe e vestiti con l’asciugacapelli. Oggi ho fatto 40 km in meno di quelli che mi ero prefissato, ma del resto con questo diluvio non c’erano altre possibilità che fermarsi, domani si vedrà, la colazione dell’hotel inizia alle 7, buonanotte!

 Terzo giorno

Ci svegliamo poco dopo le 6, i nostri vestiti nella notte si sono un po’ asciugati, ma non le scarpe. Tento di asciugarle ancora un po’, ma Nicola mi prende in giro dicendo che tanto dopo 5 minuti saranno bagnate come prima. Almeno però vado a fare colazione con i piedi asciutti! Fuori sta ancora piovendo, perciò ce la prendiamo comoda, colazione abbondante e poi via caricare le bici. Sono ormai le 8, la pioggia è aumentata ancora e la voglia di partire è uguale a zero. Almeno la mia. Per fortuna c’è Nicola che mi sprona a partire, perché io me ne starei qui ancora un po’, non ci sono abituato, anche a casa quando piove non mi muovo. Ma questa volta mi tocca e allora prendiamo fiato e ci buttiamo nel diluvio. Dall’albergo ci tocca salire per qualche km fino in piazza Duomo per poter riprendere a seguire la traccia. Arriviamo poi in piazza del Campo. Sarà che a Siena in questo momento non si trova una stanza libera, ma in piazza ci siamo solo noi due, beati gli altri che saranno rimasti tutti a letto!

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Usciamo dalla città e siamo già tutti bagnati, però finche si pedala si sta bene e allora meglio non fermarsi. Una cosa buona di viaggiare in bikepacking è che la grande borsa sottosella ripara dall’acqua che solleva la ruota. Per fortuna, tra i tanti percorsi possibili da fare sotto la pioggia, quello di oggi è l’ideale: stiamo infatti percorrendo le strade dell’Eroica, non asfaltate ma tenute molto bene e che assorbono molto bene la pioggia.

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In più le colline a sud di Siena sono molto più dolci di quelle di ieri e, nonostante la pioggia, riusciamo a tenere una media piuttosto alta. Continua a piovere, ma la Toscana è bellissima anche cosi: verdissima, su ogni collina sorge una casolare ben tenuto e raggiungibile da un viottolo con il caratteristico filare di cipressi, e sempre su e giù, su e giù.

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A mezzogiorno ci fermiamo al supermercato di Torrenieri a fare rifornimento di viveri e di pile di ricambio. Proprio in questo momento smette di piovere e comincia ad uscire un timido sole. Ripartiamo perciò più rinfrancati e con il morale alto e attraversiamo i bei paesi di S. Quirico d’Orcia e Pienza.

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Adesso seguiamo la famosa via Francigena, e nonostante il brutto tempo, ci sono molti pellegrini che la stanno percorrendo a piedi. Purtroppo molti tratti della via seguono la trafficata strada statale, ed è brutto notare come l’unica cosa che le nostre autorità sono state capaci di fare, è stata quella di mettere un cartello con la scritta “attenzione ai pedoni”. Nei paesi del nord avrebbero subito creato una stradina secondaria ad uso di pedoni e ciclisti, ma purtroppo sembra che da noi la cosa sia impossibile….

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Seguendo questi pensieri ci aspetta adesso un tratto molto lungo e uno degli ultimi difficili fino alla fine di questa avventura: la salita verso il paese di Radicofani. Questo è infatti un punto chiave, con i suoi 800 metri è il punto più alto di tutta la seconda parte, quella da Prato fino all’arrivo, dopodiché da lassù ci sarà più discesa che salita. Però arrivarci non è facile, si sale per un sentiero scosceso con molti guadi e in più sta ricominciando a piovere.

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Ma con calma, pedalata dopo pedalata, arriviamo in centro al paese. Sono le 16.30 e nella piazza centrale c’è un bel baretto dove ci riposiamo al caldo, con il solito the caldo e un bel panino con salumi e formaggi tipici. Intanto mi ripasso un po’ i miei appunti, il prossimo paese è Pitigliano e dico a Nicola che al bivio per le terme di Saturnia si potrebbe fare una piccola deviazione per un bel bagno caldo naturale. Dopo di che saremo già a buon punto verso l’arrivo! E specialmente ci aspetta tanta discesa. Ripartiamo allora veloci e pedaliamo con nuovo vigore. Ad un certo punto la discesa si fa ripida e avvisto una lepre in mezzo alla strada. La lepre comincia a scappare rimanendo sempre sulla strada e compie una accelerazione incredibile, tanto che con la bici lanciata al massimo non sono riuscito a stargli dietro, e cosi avanti per 3-4 curve, con nostro grande divertimento. E poi via, discesa si ma ancora salite, si va continuamente su e giù. Finalmente, dopo un’ultima veloce e lunga discesa, alle 19.30 siamo sotto allo splendido paese di Pitigliano. Qui una sorpresa: si sale verso il centro lungo un sentierino nascosto ma molto bello e anche molto ripido. Poi si sale una lunga scalinata

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e siamo in centro, riempiamo le borracce ormai vuote ad una bella fontanella e arriviamo alla piazza centrale, dove ci riposiamo un po’ e mangiamo qualcosa.

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La vista è splendida, ormai la perturbazione sta passando e il cielo si tinge di mille colori.

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Questa sera potremo dormire in mezzo alla natura con il nostro sacco a pelo guardando le stelle! Cerchiamo qualcosa da mangiare per quando saremo alle terme, ma ormai sono le 20 e non troviamo niente di aperto, cosi ripartiamo. Sulla strada di fronte al paese ci fermiamo per fare delle belle foto al tramonto

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e quando ripartiamo la mia bici comincia fare degli strani rumori, non riesco a capire da dove vengano ma l’impressione è che si stia rompendo tutto! Continuo a pedalare con una certa tensione, ormai è buio e sta arrivando anche una certa stanchezza. Passa ancora un’ora e mezza e finalmente siamo al bivio per le terme di Saturnia. Facciamo un paio di km in discesa (domani ci toccherà rifarli in salita) e finalmente alle 22 arriviamo alle famose piscine di acqua calda. Mentre io comincio ad organizzarmi i vestiti di ricambio e l’asciugamano, Nicola si sdraia per terra, si butta addosso il sacco a pelo e si addormenta di botto! Io invece mi spoglio e mi butto in una vasca libera, visto che anche a quest’ora il posto è molto frequentato.

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Che goduria e che relax stare immersi nell’acqua calda dopo avere preso tanta pioggia anche oggi! Dopo il bel bagno caldo mi asciugo, mi vesto e vedo che Nicola dorme ancora. Questa sera purtroppo la cena salta, dopo una intera giornata passata a pedalare sotto l’acqua dovrò accontentarmi di una barretta di cereali. Prima di infilarmi nel sacco a pelo però, trovo ancora la forza di dare una sommaria pulita alla bici ma specialmente di oliare la catena, che con tutta l’acqua e il fango presi oggi, è completamente secca. Intanto, dopo la perturbazione, la temperatura è scesa abbastanza, saranno circa 6-7 °, mi infilo perciò tutte le cose asciutte che mi rimangono, gonfio il materassino, entro nel sacco a pelo e mi addormento sotto ad un mare di stelle.

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 Quarto giorno

Sveglia all’alba e in un quarto d’ora siamo pronti a partire, abbiamo rimesso tutto nelle sacche, ci siamo rimessi i soliti indumenti per il quarto giorno e adesso viene la parte più difficile, quella che finora, in vita mia, non avevo ancora mai fatto: rimettersi le calze e le scarpe bagnate e fredde! Ahhhhhh, terribile! Comunque c’è sempre la prima volta, e superato lo shock iniziale, ripartiamo in fretta per cominciare subito a riscaldarci. Ritorniamo sulla strada principale e non vedo l’ora di entrare in un paesino per fare una bella colazione, visto che ormai è un po’ che non mangio. Purtroppo il paesino non arriva, in compenso arrivano le solite discese e risalite ripide. A proposito, dopo l’abbondante oliata di ieri sera la catena scorre perfettamente e i rumori sono scomparsi, era semplicemente la catena che gridava vendetta! Dopo un’ora ci fermiamo, rovisto nella borsa e trovo ancora una barretta che mangio avidamente. Ormai ho capito che la colazione è rimandata ad Albinia, che però è ancora piuttosto distante. Arriva adesso uno dei tratti più duri e stressanti di tutto il tour, la strada arginale del fiume Albegna, completamente cosparsa di sassi di varie misure. Le ruote saltano, i polsi fanno male, le braccia vibrano….almeno per Nicola e per molti altri biker che viaggiano con ruote strette, io che uso le fat aumento un po’ la velocità e le gomme scorrono galleggiando senza problemi sui sassi.

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Un’altra nota positiva per la mia fat bike su questo percorso! Alla fine dell’argine aspetto Nicola, che sta urlando parolacce a chi ha scelto questa strada e ci avviamo verso la vicina Albinia, sono ormai le 8.30 e la prima pasticceria è nostra! Mentre entriamo ci raggiunge anche un altro concorrente, il piemontese Clapier e facciamo colazione tutti insieme. Abbiamo trovato il posto giusto: cornetti riempiti con ogni genere di creme supercaloriche, pasticcini e panini da portare via.

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Facciamo il pieno, anche di acqua, e via verso il monte Argentario, l’ultima grande difficoltà di questo impegnativo, ma splendido Tuscany Trail. Passiamo il tombolo della Giannella, un lunghissimo rettilineo di 7 km e poi, arrivati a porto Santo Stefano, si comincia salire. E’ il quarto giorno di pedalate, ormai ho fatto 600 km e 10000 metri di dislivello e comincio ad accusare un po’ la stanchezza, però il fatto di sapere di essere vicino all’arrivo mi da la forza per continuare. E poi è tornato il sole e abbiamo una bellissima vista sul mare, cosa c’è di meglio che pedalare in queste condizioni, specialmente per me che sono abituato sempre alla vista delle Alpi?

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E allora avanti e tanto per cambiare su e giù, su e giù. Se le colline a nord di Siena erano ripide, qui è ancora peggio, magari c’è meno dislivello, ma alcuni strappi sono veramente duri, anche se per fortuna il fondo è in parte cementato. E anche le discese sono molto impegnative, su strade scassate e sassi che rimbalzano di qua e di la.

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Anche qui con la fat me la cavo molto bene e procedo veloce, tanto che quando mi fermo faccio in tempo a finire un panino prima che arrivi Nicola.

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Continuiamo in su e giù, l’Argentario è davvero durissimo, poi con un ultima salita asfaltata al 20% arriviamo a porto Ercole. Prima di arrivare in paese mi sento chiamare con il mio soprannome. Sono gli amici Toni e Karina, con i quali un anno prima ho condiviso una settimana di pedalate nel deserto tunisino, mi hanno visto passare e cosi facciamo qualche km insieme verso Capalbio. Incredibile ogni tanto il caso, si incontrano degli amici nei posti più impensati! Passiamo adesso nel Tombolo di Feniglia, un bellissimo parco naturale fra pini giganteschi e la laguna di Orbetello. Ci sentiamo ormai vicini all’arrivo e comincio a ripensare a quante emozioni ho vissuto concentrate in pochissimo tempo: la conoscenza di tanti nuovi amici, la tensione della partenza, le salite, le discese, la crisi di fame e lo scoraggiamento, la pioggia, Firenze di notte, dormire su una panchina con la pioggia, dormire sotto le stelle, pedalare nel diluvio, pedalare per due giorni con i piedi completamente bagnati, cercare una fontanella d’acqua, i panorami della Toscana, condividere con degli amici questa fantastica esperienza….in questo momento sono stanco e non riesco ad apprezzare al massimo tutto questo, ma so che appena tutto sarà finito già lo rimpiangerò! Riempiamo per l’ultima volta la borraccia prima dell’ultima piccola salita per passare Ansedonia e poi ecco l’ultimo lunghissimo rettilineo fino all’arrivo, 12 km in piano e controvento. Io e Danilo ci mettiamo in fila e ci diamo dei cambi regolari e cosi in una mezz’ora, alle 13.38 del quarto giorno, arriviamo al camping di Capalbio dove la traccia che stiamo seguendo sul gps improvvisamente finisce. Ce l’abbiamo fatta!

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650 km e 11000 metri di dislivello in tre giorni e mezzo, nonostante le avversità meteorologiche che ci hanno rallentato notevolmente. Ma quel che conta adesso è essere qui e avere vinto la sfida più importante, quella che io cerco di vincere dal primo giorno in cui sono montato su una bicicletta: la sfida contro me stesso. Certo, non posso nascondere che un pizzico di orgoglio in me stesso c’è quando penso che sono arrivato 11° su 70 partenti, ma non è questa la cosa più importante, anzi. Quelle poche gare in bici a cui ho partecipato, le ho fatte sempre come sfida a me stesso e non agli altri, e anche qui è la stessa cosa. E’ per questo che ho voluto partecipare a questo tour in Toscana, perché è il riassunto di quello che ho sempre pensato della mountain bike: “ non si gareggia più contro un avversario ma contro se stessi. Questa infatti non è una gara ma un’avventura, una sfida per chi si vuole mettere alla prova. Chi coglierà questa sfida si cimenterà sull’intero tracciato cercando di impiegare il minor tempo possibile.” Ho accettato la sfida e sono riuscito a vincerla, e mi è piaciuto cosi tanto che il prossimo lo rifarò e cercherò di migliorarmi, oltre che divertirmi!

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Permettetemi alcuni ringraziamenti, prima di tutto ad Andrea Borchi, l’organizzatore del Tuscany Trail, che per primo ha sperimentato questo tipo di evento in Italia e, per quanto mi riguarda, con grande successo. Poi ai fratelli Scavezzon di Mirano che mi hanno fornito l’ottima fat bike Salsa beargrease, perfetta per questo tipo di tour, a Mauro Bertolotto di Raceware, che mi ha dato da testare gli ottimi cerchi in carbonio Kuroshiro Enso, a Sportler che mi ha fornito l’attrezzatura per la notte, sacco a pelo e materassino gonfiabile entrambi leggerissimi, a Dynafit per l’abbigliamento (fondamentale la giacca antipioggia, senza la quale non sarei arrivato alla fine) e a bikepack.eu per le borse da bikepacking . E per ultima, ma dovrei dire per prima, a mia moglie, una vera “santa donna” che mi sopporta quasi da trent’anni, che oltre a fare giocare i nostri 4 figli, è cosi brava da fare giocare anche il marito (o 5° figlio, come preferite) con il suo giocattolo preferito!