2001 Giro dell’Ortles

Dall’alba al tramonto

Giovedì 2 agosto 2001 ore 5.20: parto per la più grande impresa di questo anno. Sono mesi che sto pianificando accuratamente questa uscita, controllando chilometraggi e curve di livello: il giro dell’ Ortles partendo dalla mia città, Merano e scalando nell’ ordine Stelvio, Gavia, Tonale e Palade, il tutto per 250 km. e 5500 m . di dislivello.

Ho cominciato a pedalare su di una specialissima solo l’anno scorso, a 41 anni, e mi sono subito appassionato tantissimo, riuscendo a ritagliarmi, fra impegni familiari e di lavoro, circa 5000 km. con 80000 m . di dislivello all’anno.

Fino ad oggi ho nelle gambe 2800 km. e mi sento pronto per la grande sfida con le montagne, anche se la paura di non riuscire a concludere il giro si insinua nella mia mente, specialmente perché questo anno la mia uscita più lunga misura 120 km. La sera prima della partenza, dopo gli ultimi controlli alla bici, preparo il marsupio che dovrà contenere tutto quanto necessario alla “sopravvivenza” fino a casa: 20 barrette di carboidrati, integratori da sciogliere nelle due borracce, mantellina per le discese e macchina fotografica per documentare i passaggi sui passi, il tutto per circa 2 kg . di peso. Le ultime previsioni meteo sono per fortuna ottime : temperature alte e basso rischio di temporali in alta montagna. Dopo essermi svegliato di buon’ ora ed aver buttato giù ( un po’ controvoglia ) un bel piatto di pasta, faccio dello stretching per preparare i muscoli ed appena comincia ad albeggiare accendo la luce posteriore e parto.

I primi 50 km. sono l’ideale per riscaldarsi le gambe, solo 600m. di dislivello fino a Prato allo Stelvio e cerco di mantenere bassi i battiti del cuore, ma non troppo in modo da rispettare la media oraria studiata a tavolino. Arrivo a Prato in perfetto orario e riempio le prime due borracce che ho consumato. L’adrenalina comincia a salire, come anche la strada dello Stelvio. Sapendo di dover fare altri tre passi dopo questo, cerco di moderarmi il più possibile e di non superare i 160 battiti, per non fare accumulare troppo acido lattico; nonostante questo, arrivo ai 2758 m . del passo in 2.15h, in anticipo sulla tabella. Meglio cosi, avrò più tempo per riposarmi in seguito. Dopo la foto di rito, riparto verso Bormio, incontrando decine e decine di ciclisti che sbuffano in salita verso lo Stelvio. In paese veloce sosta rigeneratrice e rifornimento acqua alla fontanella in centro. Si riparte verso il Gavia. La prima parte, fino a S. Caterina, è abbastanza facile, ma appena superato il paese si ricomincia a salire decisamente. Purtroppo ho ancora le gambe abbastanza provate dallo Stelvio, visto che nella discesa su Bormio non si riesce ad agilizzare molto e devo perciò salire nei tratti più duri con il rapporto più agile che ho, il 39×26. Alla fine sono un po’ piantato, ma ormai i 2620m. del passo Gavia sono vicini e l’ultimo chilometro è in piano: sono circa a metà strada e ho bisogno di qualche minuto di riposo.

I due passi più difficili sono conquistati, ormai è più facile continuare che tornare indietro e allora via, si riparte per la lunga discesa verso Pontedilegno. Discesa che si rivela più difficile del previsto,per la strada stretta, l’asfalto rovinato e addirittura in più punti mancante per i numerosi cantieri presenti. Anche qui non riesco a muovere le gambe come dovrei e riparto per la salita del Tonale con le gambe ancora più dure. Ho finito anche l’acqua, ma per fortuna a metà salita trovo una fontana che mi permette di riposarmi per qualche minuto. Riparto e sento che le gambe ricominciano a funzionare, anche grazie alla pendenza non troppo accentuata e raggiungo in buone condizioni il passo del Tonale. La discesa lungo la Val di Sole è un lunghissimo falsopiano che mi permette di tenere una buona media e di pedalare a più di 100 rivoluzioni al minuto, in modo da prepararmi per l’ultima salita della giornata, il passo Palade da Cles, che pur essendo facile, ha quasi mille metri di dislivello da superare. Prima di arrivare a Cles, pedalo alcuni chilometri insieme ad un amico cicloturista in ferie in Val di Sole, che si stupisce del giro che sto facendo. In effetti, fino ad un anno e mezzo fa, se qualcuno mi avesse chiesto non dico di scalare lo Stelvio, ma anche solo di fare i 30 km. in piano fino a Bolzano, gli avrei risposto se era matto!! Ed ora eccomi qui a pedalare dall’alba al tramonto.

Dopo aver riempito per l’ennesima volta le borracce, comincio la salita con un ottimo passo e anche io mi meraviglio di come dopo quasi 200 km. e 4500m. di dislivello riesca ad andare cosi agilmente. A metà salita mi fermo in un bar per l’ultima sosta: sdraiato su una panchina divoro un panino al prosciutto, visto che ormai le barrette energetiche mi hanno cosi nauseato che non riesco più a buttarle giù. Ormai sono quasi in cima all’ultima salita: sei km, cinque km, quattro km, accidenti, mi sto piantando e ho anche difficoltà di respirazione, probabilmente per la stanchezza che si sta facendo sempre più sentire. Raccogliendo le ultime forze, raggiungo il passo Palade e scatto l’ultima foto con il flash, perché ormai il sole è calato dietro alle montagne. Mi rimane solo l’ultima lunga discesa verso Merano, che per fortuna conosco bene e affronto quasi in apnea.

Mentre entro in città si stanno accendendo le luci dei lampioni e mi godo gli ultimi chilometri forse non ancora conscio dell’impresa che nel mio piccolo ho compiuto: so solo che ce la ho fatta e nel tempo che avevo previsto. Prima di arrivare a casa, finisco l’ultima borraccia: con questa sono quindici litri d’acqua!

I dati finali del ciclocomputer: 250km., 5400m. di dislivello, 12.50h effettive di pedalata, pendenza media 7%, pendenza massima 18%, VAM 700, velocità media 21km/h, temperatura min. 14°, max 33°, il tutto in solitaria. Al prossimo giro, sempre in salita, naturalmente!